Conquistare l’online: l’interazione
Prima di tutto una premessa: ogni social ha caratteristiche e linguaggi propri, bisogna conoscere le convenzioni e i pubblici lì presenti.
Il primo strumento utile è il piano editoriale: permette di pianificare per tempo i contenuti da condividere, avere una pianificazione ben strutturata non impedisce di cavalcare i trend del momento ma rende la comunicazione digitale più gestibile.
È una pratica molto comune ricondividere su Facebook il post di Instagram. ABORRO.
Ciò non vuol dire che sia assolutamente vietato riportare lo stesso copy da un social all’altro, ma bisogna avere alcune accortezze: assicurarsi che al tag di Instagram corrisponda la stessa persona su Facebook, eliminare o selezionare solo alcuni hashtag.
Instagram permette di inserire fino a 30 hashtag, Facebook non prevede un numero massimo, tuttavia in quest’ultimo caso sono eccessivi e ridondanti. Perché Facebook permette di filtrare le ricerche per parola senza bisogno di ricorrere agli hashtag, un paio di questi possono rendere il testo più accattivante, attirare l’attenzione del lettore ma creare veri e propri muri blu è una pessima scelta. Inoltre si presta bene a sviluppare e approfondire temi più sentiti, per esempio se la community del museo di storia medievale è particolarmente interessata alle abitudini alimentari del basso medioevo creare un gruppo in cui discutere e approfondire l’argomento può essere una buona idea e soprattuto stimola la partecipazione, online e offline: perché non proporre sondaggi online per scegliere il tema delle serate o delle conferenze di approfondimento? O invitare il pubblico a definire il taglio storico-artistico di una mostra?
Anche Instagram ha le sue convenzioni e un proprio linguaggio. Questo social nasce come piattaforma per la condivisione di fotografie, l’aspetto visuale è molto importante. Nella migliore delle ipotesi le foto caricate online sono di un fotografo professionista, nel caso in cui ciò non sia possibile bisogna comunque tenere in considerazione la qualità dell’immagine che si condivide: niente immagini sgranate, mosse o in controluce, assolutamente da evitare le locandine cariche di testo pubblicate come immagine.
Anche il copy vuole la sua parte.
Accompagnare una buona foto con un testo informativo, coinvolgente e fresco aiuta il pubblico a interagire con l’account del museo. Peculiarità di Instagram sono le storie, strumento molto utile per pubblicare contenuti temporanei ma estremamente interessanti: allestimenti e disallestimenti, dietro le quinte e stralci di conferenze stampa. Le storie possono essere raccolte in “Storie in evidenza” e rimanere salvate sul profilo del museo, in questo modo conservano testimonianze di momenti eccezionali e di grande interesse (attenzione a non esagerare: non tutte le conferenze stampa vanno archiviate, un paio sono sufficienti a rendere l’idea).
Altri social da tenere in considerazione sono Twitter, YouTube e il famosissimo Tik tok.
Twitter è un social istituzionale, utile per interagire con altre realtà culturali e fare rete. Caratterizzato da 280 caratteri si distingue per l’immediatezza del messaggio. YouTube è molto utile per diffondere contenuti video di durata medio-lunga che raccolgono informazioni dettagliate o legate ad approfondimenti particolari.
Perché un museo dovrebbe iscriversi su TikTok?
La risposta è semplice: perché attraverso questo canale può raggiungere una fetta di pubblico che difficilmente riesce a raggiungere con gli altri social. Tik Tok è la piattaforma dei giovanissimi, creare contenuti adatti a questo mezzo permette di interagire con loro. Per farlo bisogna studiare in modo approfondito la piattaforma, brevi video, che reinterpretare scene di film e serie tv o sviluppano contenuti ex novo sono all’ordine del giorno.